La modifica al Titolo V della seconda parte della Costituzione – all’interno di un disegno di legge costituzionale più complessivo finalizzato al superamento del bicameralismo perfetto – continua il suo lungo iter dopo l’approvazione alla Camera (seduta del 10 marzo 2015). Ora la riforma dovrà tornare a Palazzo Madama per l’iter della seconda lettura e approvazione. Con questo blog di riflessione cerco di rispondere ad alcune domande sull’utilità e sulle conseguenze dell’accentramento o decentramento delle competenze in materia di salute e sicurezza. E lo vorrei fare attraverso una raccolta di materiali e di pareri, con particolare riferimento a mie interviste e articoli pubblicati sul quotidiano online, in materia di sicurezza sul lavoro, PuntoSicuro.
Il 10 marzo la Camera dei deputati – con 357 sì, 125 no e 7 astenuti – ha approvato la riforma costituzionale che contiene non solo importanti cambiamenti riguardo al bicameralismo e al Senato, ma anche le modifiche all’articolo 117 della Costituzione di cui parliamo da mesi in questo blog di informazione. Modifiche che riporterebbero le competenze relative alla “tutela e sicurezza del lavoro” allo Stato.
A leggere i titoli dei media – cartacei e non – ogni approvazione della riforma costituzionale sembra definitiva. Sembra che il nuovo assetto istituzionale sia cosa fatta, che dall’oggi al domani le rilevanti modifiche possano entrare in vigore.
Per fortuna non è così: cambiare la nostra Costituzione prevede un lungo iter che dovrebbe permettere modifiche meditate e, laddove possibile, condivise. Un iter che ci permette di valutare attentamente le conseguenze di ogni virgola alterata della legge fondamentale della Repubblica italiana e l’impatto sulla nostra democrazia.
Non entro nella discussione, invero allettante, se questo stia accadendo o meno, se le proposte siano sufficientemente meditate e condivise. In epoca di semplificazioni e razionalizzazioni esasperate, non sarebbe la prima volta che in Italia il tempo non sia un valore a cui si dà la giusta importanza. Tuttavia è bene ricordare quale sia l’iter di una modifica costituzionale in Italia.
Anche perché se diamo per scontato che le modifiche all’articolo 117 della Costituzione sono destinate ad essere approvate definitivamente (se il progetto di legge costituzionale dovesse arenarsi, in realtà lo farebbe su ben altri temi che non quello relativo all’articolo 117) è bene che ciascuno di noi sappia, a livello indicativo, quando questo accadrà. E quando entreranno in vigore i cambiamenti annunciati…
Sul tema della recente approvazione alla Camera, è intervenuto su PuntoSicuro, Rocco Vitale, presidente dell’Associazione AiFOS. Prima di parlarne, in un prossimo post, vorrei riportare oggi un breve schema da cui partire per poter dare un’idea dell’iter normativo e, indirettamente, dei tempi. È un semplice schema pubblicato sul sito di un Istituto Professionale di Stato e che ha il felice dono della chiarezza e della sinteticità.
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Dunque 4 votazioni (ne abbiamo avute fino ad oggi 2).
Se si approva con maggioranza qualificata (2/3) si passa direttamente alla promulgazione, altrimenti può essere richiesto un referendum (ne ha parlato più volte il nostro Presidente del Consiglio).
Infine per approfondimenti più “spinti” vi lascio un link presente sul sito della Camera. E’ un analisi, di Gian Carlo Perone, dal titolo “L’iter legislativo : l’esame delle leggi costituzionali e di revisione costituzionale”, sul procedimento di revisione della Costituzione.
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Buona lettura.
Tiziano Menduto